PER LE STRADE DEL MONDO

Il progetto “L’Oro per Loro” si è ufficialmente concluso. Ma non si conclude l’impegno che abbiamo messo – e che continueremo a mettere – nel sostenere la comunità di Mindoro. I risultati raggiunti non sono un punto d’arrivo, ma un passaggio che ci invita a proseguire. La strada è aperta e il cammino continua.

La strada che mi ha portata fino a Mindoro non è stata solo quella percorsa con i mezzi o a piedi nei villaggi. È stata anche una strada tracciata dentro: fatta di incontri, di scoperte, di domande. Ho camminato accanto a donne straordinarie che vivono la loro fede senza clamore, ma con una forza incrollabile. La loro è una fede che non si limita all’osservanza, ma che si fa carne e presenza, ogni giorno.

Una fede che lotta. Non è perfetta, e non finge di esserlo: è abitata da dubbi, da stanchezze, da limiti. Ma è proprio lì, nel cuore delle contraddizioni, che si manifesta nella sua forma più pura. È la fede di chi solleva la vita degli umili con pazienza, determinazione e amore. Di chi sa che la grandezza si nasconde nei piccoli gesti, e che ogni giornata può essere un dono, se vissuta per qualcun altro.

Queste donne – missionarie, madri, insegnanti, guide – sono state per me la testimonianza viva che l’amore è una scelta quotidiana. Come il pane, che per essere buono dev’essere fatto ogni giorno.

L’istruzione, per loro, è un atto d’amore. Un gesto che cambia la traiettoria di una vita. È quello che succede ogni giorno alla Mother Catherine School, dove bambine e bambini ricevono non solo nozioni, ma dignità, fiducia, strumenti per immaginarsi un domani diverso. Ho visto ragazze uscire da quelle aule con occhi nuovi: consapevoli, forti, libere.

Quando le suore arrivarono in questa terra dimenticata, si trovarono davanti a ferite profonde. Una di loro mi raccontò della prima volta che accolse una bambina ferita con una catena dal padre. La sua gamba era maciullata, la sua anima – forse – ancora di più. Oggi quella stessa bambina accompagna il figlio alla scuola, con lo stesso sorriso di chi ha attraversato il dolore ed è tornata alla luce. Un miracolo concreto, nato da anni di dedizione silenziosa.

Al centro di tutto c’è suor Rosanna, una guida dall’anima profonda e dallo spirito ironico. Dietro il suo sorriso gentile si nasconde uno sguardo che legge oltre l’apparenza. Quello che non sa spiegare, lo canta. E in quel canto c’è tutta la forza di chi sa cercare – e trovare – la strada anche nei momenti più bui.

Accanto a me, instancabile, suor Aldine, la “Maria della strada”. Non sta mai ferma, ha bisogno di sentire la terra sotto i piedi. Con lei non ci si perde mai: conosce ogni angolo, ogni volto, ogni villaggio. Il suo umorismo tagliente e la sua macchina fotografica sono un archivio vivente di storie e speranze.

Poi c’è suor Cle, ironica, colta, affilata come una lama. Ogni sua battuta è un piccolo regalo di intelligenza. E ancora suor Den Den, che gestisce la scuola con rigore e amore. E suor Dandhan, che ha fatto i salti mortali per consegnare il materiale scolastico nei villaggi più remoti, perché ogni bambino avesse ciò che gli serve.

Sono solo alcune delle tante. Ciascuna con il proprio carattere, la propria storia, la propria luce. Insieme formano una comunità viva, fatta di differenze che si uniscono in una sola missione: servire, ascoltare, costruire. In loro ho visto la bellezza di un corpo che agisce all’unisono, con mani diverse ma lo stesso cuore.

Lo vedi tu com’è… come si deve fare.

Precisamente e solamente, battere e levare.

Questo è il mio diario di viaggio. Questa è la mia ultima puntata. Ma come ogni melodia che si rispetti, anche questa si ferma solo per riprendere il ritmo. Non è un addio, è un arrivederci. Perché il cammino della cooperazione non finisce con un progetto. Continua nei legami, nella memoria, nella responsabilità che abbiamo di custodire ciò che è stato seminato.

E se è vero che kapag may itinanim, may aanihin– se semini qualcosa, raccoglierai qualcosa – allora noi, insieme, abbiamo già iniziato il raccolto.